La spada nella roccia

la spada nella roccia

Ai tempi del Covid c’è una mia cara amica che si è ammalata, ma non del virus. La sua malattia non si è manifestata dalla sera alla mattina, come una febbre, non fa tossire e non soffoca i polmoni, ma l’anima. Certe volte alle persone come lei diciamo: “Eh, ma vedi sempre tutto nero, solo nero!”. 

La malattia ha preso a diffondersi come un’ombra verso sera. Mi ha raccontato di un giorno che quasi trovava una cura. Me l’ha raccontato così bene che ho provato a scrivere le sue parole, quasi come fossero le mie.

Se ci distraiamo un attimo è giusto, è umano, ma poi proviamo a pensare che certe cose – al mondo – sono invisibili agli occhi. Ed è la parte di mondo più grande.

SOLO NERO

Anime lievi, ma senza sorriso

tre buchi vuoti al posto del viso.

Anime oscene, corte di mente

lunghe di storia, seppure spente.

Grovigli di brande, di braccia, di gambe

di sensi che Prima agivano in grande.

Bocche sbilenche, pensieri a coltelli

montoni e giovenche, lupi ed agnelli.

Bestie ferite, trasudano sangue.

Vietate le uscite, il cuore che langue.

Parole sconnesse bestemmiano Dio

leoni e leonesse, e tra quelli anch’io.

Che aspetto la goccia, che scorra veloce

che non sono roccia, che ho il ventre che cuoce.

Le ore son cime, si fanno in scalata

non bastano rime a una mente rubata.

Compiuto è già il danno e non resta che un guscio

la vita è un inganno, sei fuori dall’uscio.

Un albero grida aldilà del vetro

sembra sorrida e ti rida dietro.

Infame, malato, tossico, inerme

Come osi muoverti con gambe inferme?

Lo spazio vitale è per chi attraversa

senz’aghi e pitale la sorte avversa.

Punti, tagliati, rivoltati, smossi

cani indegni persino degli ossi.

E pure l’aria non meritate

Serrati e reclusi è bene che stiate.

Puzzate il mondo col vostro alitare

puzzate di morte chi vi vuol salvare.

Levatevi, via, bruciate tutti

Il vostro resistere ci rende brutti.

Ma non lo vedi, aspirante morente

che di fronte al tutto tu non sei niente?

Ma non lo capite che bella è la vita?

Voi, che bramate di farla finita?

Gli uccelli, il mare, il sesso, un fiore

ci sputate sopra, senza pudore.

Ingrati, odiosi, nere persone

gettate ombre su cose buone.

Col vostro dito marrone di fumo

Non siete esseri, siete un grumo.

Col vostro stare con noi sulla terra

Al posto di pace c’infettate di guerra.

Parole al vento in lunghe sedute

fate ‘sì’ con la testa, bestie cocciute.

Perciò rinchiudetevi, chimici schiavi

A voi un nero buco, a noi le chiavi.

Patricia Conti

Mezza argentina e mezza milanese, attrice, drammaturga, regista, speaker, insegnante di teatro (che grida fortissimo e usa espressioni 'colorite', ma pare che la cosa faccia ridere, quindi va beh). Da diversi anni direttrice artistica di Macro' Maudit, ruolo che include anche carico/scarico, pittura muri e arredamento del Teàter di Grigna 5 con dubbi ritrovati AMSA riattati. Musica in cuffia, si diletta col fitwalking, ma è soprattutto una scusa per fare imbarazzanti balletti all'aperto. Sa fare solo la torta al cioccolato, che però la figlia adolescente giudica 'non male', perciò, secondo la definizione del vecchio Freud, 'madre sufficientemente buona'. Ha già pensato al suo epitaffio: 'Ah, ragazzi, per quel problema, ho risolto'.