Keep calm: il teatro sei tu

Ti capita mai di sentirti esagerato, sopra le righe, di emozionarti fuori misura?
Niente paura: è soltanto la vita, non farne un dramma. O meglio: recitalo tu.

“Certo che fai sempre un teatrino…”. “Mamma mia, che drama-queen/drama-king che sei…”. “Eh, però hai fatto un cinema!”. Chissà se almeno una volta ti è capitato di sentirti dire una, più di una, o tutte queste cose. Se ti è capitato, ti stavamo cercando. Incontriamoci. Sarebbe bellissimo condividere con te le buone probabilità che, uscendo di casa, una cosa qualunque non vada come programmato. È quasi una certezza, rassicurati. Può essere un semplicissimo acquazzone cui non eri preparato, un semaforo verde mancato per un pelo, un collant che si rompe, un caffè rovesciato, una cacca di cane pestata su un prato. Basta un piccolo dettaglio fuori posto perché dentro di te la vena teatrale inizi a pulsare di vita. Improvvisamente, nell’abitacolo della tua auto, sul metrò, in casa o al lavoro, ti trasformi. L’insignificante prende la forma del cruciale. Il nulla si trasforma in grande, il piccolo diventa enorme. Sei esagerato, sopra le righe, in grado di fare di un granello di sabbia una duna, di un piccolo imprevisto una tragedia immane. Non sentirti solo/a. Non lo sei. Sei una meraviglia, con la tua carica che moltiplica tutto esponenzialmente, con la tua capacità di hulkizzarti per un nonnulla.

Incontriamoci, stiamo cercando proprio te.

Perché “fare il teatrino”, “fare il cinema”, fare un “dramma” di tutto, non è un difetto ma un’opportunità. Se sei quello che riesce a sentire il fastidio, il disagio, il disappunto, la rabbia, tutti nella loro massima espressione, è perché sai ascoltare, guardare e poi vedere, sai sentire. Tutto, sempre. Niente ti lascia indifferente, assorbi il mondo come una spugna (ovvio che noi, come tutte le spugne, possiamo assorbire fresche acque pulite o essere ‘la spugna per pulire il water’ ma, ehi, non è importante cosa fai ma quanta passione ci metti, no?). E vogliono farti credere che non bisogna esagerare, che è sbagliato.

Non lasciarti fregare, non è così.

Chi ti dice che amplificare è un errore è chi ama il tiepido e le mezze cose. Tu no. Tu vivi per gli eccessi del rovente e del ghiacciato, per le cose che sono più vere e importanti, se osservate nella giusta prospettiva. Questo è l’altro lato della medaglia. Quello positivo, finalmente. Da Supereroe della tragedia sei anche in grado di vedere bellezza dove nessuno è in grado di scorgerne. È vero, “fai un cinema” e urli al disastro, alla catastrofe, per un’unghia rotta o per l’unico parcheggio libero che il nonnetto ti ha appena soffiato da sotto il naso, ma non ti perdi nemmeno quei frammenti di meraviglia che la vita dissemina del tutto a caso sulla tua strada piena di buche (maledette!). Riesci infatti a focalizzarti sull’ubriaco  che sta cantando una canzone che ti piace, mentre barcolla via, o su quel bambino che si accuccia a terra con la bocca come una “O” per osservare il tragitto misterioso di una formica, ti fermi addirittura a goderti la scena di quella anziana signora che viene aiutata con la sua busta della spesa da un ragazzetto allampanato, coperto di inquietanti tatuaggi e piercing (la signora, da giovane, avrebbe voluto tatuarsi una rosa, come in quel bel film con la Magnani, che brava che era, la Magnani, porca miseria!). Da un grande potere derivano grandi responsabilità. Ce l’ha insegnato un Supereroe davvero sfigato, che a mantelli volanti e martelli tonanti contrappone il lancio di schifosissime, bavose (contagiosissime, brutto maleducato!) ragnatele: una delle tante mascherine di cui parlava il nostro Paolo nell’articolo d’apertura (io mi sono goduta il suo brano più di una vigorosa strofinata di Amuchina alle mani dopo che sei sceso dal metrò … che brivido… uno dei nuovi piaceri proibiti di questi nostri tempi). 

Ma da un grande dramma derivano anche grandi felicità.

In Via Grigna 5, a Milano. La scritta che troverai sulla vetrina dice Macró Maudit Teáter. Incontrerai altri come te. Appena arriverà il permesso di riaprire. Se ti perdessi e arrivassi in imbarazzante ritardo ti promettiamo che… non ne faremo un dramma. Ti guarderemo solo arrivare scarmigliato/a e affannato/a, accogliendoti con un sorriso. E una piccola (piccola) imprecazione. È il minimo.

Patricia Conti

Mezza argentina e mezza milanese, attrice, drammaturga, regista, speaker, insegnante di teatro (che grida fortissimo e usa espressioni 'colorite', ma pare che la cosa faccia ridere, quindi va beh). Da diversi anni direttrice artistica di Macro' Maudit, ruolo che include anche carico/scarico, pittura muri e arredamento del Teàter di Grigna 5 con dubbi ritrovati AMSA riattati. Musica in cuffia, si diletta col fitwalking, ma è soprattutto una scusa per fare imbarazzanti balletti all'aperto. Sa fare solo la torta al cioccolato, che però la figlia adolescente giudica 'non male', perciò, secondo la definizione del vecchio Freud, 'madre sufficientemente buona'. Ha già pensato al suo epitaffio: 'Ah, ragazzi, per quel problema, ho risolto'.